Lui vorrebbe ricominciare domani, così come i tifosi del Milan desidererebbero rivederlo in campo. Ibrahimovic c’è, ma per rientrare vuole poter incidere.
Il campionato riprenderà il 4 gennaio prossimo, i rossoneri saranno di scena a Salerno, ore 12.30.
La squadra di Stefano Pioli dopo 15 turni è seconda in classifica. Sono 33 i punti, otto in meno della locomotiva Napoli che non sembra voglia fermarsi. In serie A il club guidato da Paolo Maldini e Frederic Massara non perde dal 30 ottobre scorso, 2-1 contro il Torino in trasferta.
In Europa i rossoneri si sono fatti valere e nel Gruppo E della Champions sono arrivati secondi. Dieci i punti accumulati, preceduti solo dal Chelsea a quota 13.
Nello stesso raggruppamento il Salisburgo è retrocesso in Europa League, eliminata la Dinamo Zagabria.
Lo svedese si è confessato in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport. Primo punto toccato nella chiacchierata con Alessandra Gozzini, ovviamente il suo rientro.
«Sto bene, miglioro giorno dopo giorno, seguo il protocollo che ci siamo dati. Al Milan manca Ibra ma è vero anche il contrario: a Ibra manca il Milan. Da fuori non è la stessa cosa: sono vicino alla squadra nelle motivazioni, nella responsabilità, nelle pressioni.
Vivo la gara con adrenalina, ma resto abituato a stare in campo», ha rivelato l’ariete di Malmoe. Ancora incerto il gorno che lo rivedremo a San Siro.
«Non c’è un calendario stabilito per il rientro: sono esperto di gestione degli infortuni, sbaglierei a fissare una data precisa. Fosse per la voglia, sarei stato titolare alla prima di campionato.
Ma non ragiono più così: quando sarà pronto, giocherò. Non posso andare in campo solo perché mi chiamo Ibrahimovic e magari passare una partita a camminare. Se ci sono, devo incidere: altrimenti meglio panchina o tribuna».
L’ex Ajax ammette di non poter pretendere un posto da titolare. Queste le sue parole su un’eventuale panchina: «Certo, non ho più l’ego di dieci anni fa. Oggi sono diverso, più maturo, più responsabile: mi metto a disposizione dei più giovani e dell’allenatore, è lui che decide.
Non penso più di poter fare tutto da solo: rispetto ogni scelta, anche se non mi dovesse premiare».
Restando sul campo, il numero 11 ha un’idea certa anche sugli obiettivi della sua squadra. «Tutti. Se sono qui è perché ci credo. Campionato, Coppa Italia, Supercoppa, Champions: vogliamo tutto. Mollare un obiettivo, significa mollarli tutti. E la nostra mentalità non è più questa», ha affermato lo svedese.
In Qatar un compagno di squadra di Ibra ha portato la Francia in semifinale. Anche in questo caso Zlatan sorride, “prendendosi” un po’ di merito.
«Effettivamente lui non lo dirà mai ma io sono il suo idolo… Olivier è un grande, è fondamentale per noi. È stato importantissimo l’anno scorso, quando io non c’ero, ed è decisivo anche quest’anno. E come gli riesce bene con il Milan, lo stesso succede con la Francia.
È una persona fantastica, seria, elegante. E un professionista eccellente. È un altro che ha ben chiari i suoi obiettivi: sa che può ancora determinare, e va avanti. Se non ne fosse più convinto farebbe lui un passo indietro».
Infine, quando gli viene chiesto di Leao, al centravanti del Milan brillano gli occhi.
“Il Milan è l’ambiente giusto per lui. Basta osservare la sua crescita: quando è arrivato era lontano dal giocatore determinante che è oggi. Qui è importantissimo per noi, altrove lo sarebbe altrettanto? Dovrebbe ripartire da zero, non puoi essere sicuro di essere subito pronto.
Al Milan ha fiducia, spazio e libertà, cosa che in un altro club non è scontata: dipende da te. E poi si vede che qui è felice: ormai ride ancora prima di segnare. È il giovane che più di tutti è cresciuto.
Theo è migliorato tantissimo, De Ketelaere è forte e serve pazienza. Ma Leao è di un altro livello, sopra la media. Gli manca uno step: lo farà solo quando si convincerà pienamente delle sue capacità. Oggi nemmeno lui sa davvero quanto è forte. Allora farà davvero paura. E il prezzo salirà…», conclude Ibra ridendo.
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