Un club storico del massimo campionato rischia di sparire a causa dei debiti. Ora c’è una certezza: la data da rispettare per evitare il fallimento.
In serie A purtroppo, la triste sinfonia delle società che fanno il passo più lungo della gamba non è più un’eccezione. Sono tante le realtà calcistiche che hanno costi troppo elevati da sostenere, in primis per il monte ingaggi. In termini di ricavi, in Italia la voce maggiore resta quella dei diritti tv e anche in questo caso c’è poco da stare allegri.
Gli accordi attuali tra Lega di Serie A, Dazn e Sky scadranno nel 2024. I club italiani, fino a quella data, incasseranno poco più di 930 milioni a stagione, cifra che quasi certamente gli stessi broadcaster non saranno disponibile a rimettere sul piatto. Proprio per questo, la serie A, in primis il presidente della Lazio Claudio Lotito, aveva spinto per far approvare un emendamento specifico nel Decreto “Milleproroghe”. Il numero 1 della Lazio, senatore di Forza Italia e componente della Commissione Bilancio a Palazzo Madama, ha proposto un provvedimento per prolungare, in materia unilaterale, l’accordo con Sky e Dazn per altri due anni. Lo strappo era riuscito alla Camera, non in Senato dove è stato sonoramente bocciato dalla stessa maggioranza guidata dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Serie A: il club deve pagare i debiti per non fallire
La notizia è di quelle importanti, anche se i tifosi della squadra interessata certamente continueranno a soffrire. Come riporta calcioefinanza.com, il tribunale competente ha accolto la misura della composizione negoziata della crisi, accogliendo così la proposta del board del club interessato. Vuol dire, in soldoni, che la società ora non fallisce, ma ci sono una serie di prescrizioni da rispettare, altrimenti i libri andranno, stavolta definitivamente, in tribunale.
Il periodo concesso è di 120 giorni, tanti ma non tantissimi per coprire un buco nel bilancio decisamente profondo. In primis, ci sono da saldare gli stipendi. Al momento gli ultimi compensi bonificati sono quelli di dicembre 2022. Insomma, la Sampdoria ha quattro mesi per salvare la propria storia.
La Sampdoria respira: 120 giorni per non portare i libri in tribunale
La Sampdoria, reduce dalla sconfitta di lunedì scorso all’Olimpico 1-0, in campionato lotta ma certo salvarsi resta un’impresa. I ragazzi allenati da Dejan Stankovic infatti, dopo 24 turni sono ultimi in classifica, 11 punti, a -1 dalla Cremonese che ieri sera a sorpresa allo Zini ha superato la Roma 2-1. Se salvarsi in campo è quasi impossibile, per la Sampdoria la sopravvivenza del club resta una montagna da scalare. Per riuscirci, serve l’intervento di nuovi soci, considerato che di liquidità in cassa non ce n’è.
Crisi Sampdoria, il Tribunale: “Dovete vendere”
Come vi abbiamo raccontato, il Tribunale di Genova ha accolto la misura della composizione negoziata della crisi, presentata dal CDA blucerchiato, coadiuvata in questo dal professor Eugenio Bissocoli. I giudici hanno dato 120 giorni a Bogliasco, periodo nel quale ai creditori sarà vietato proporre istanza di fallimento. In sostanza, questo tempo deve servire a trovare un compratore, altrimenti calerà il sipario. Rispetto alla pronuncia del Tribunale, nella misura non sono inclusi i pagamenti Irpef, già oggetto di rateizzazione, né il pagamento degli stipendi. Entro il 16 maggio infatti, andranno saldate le mensilità del primo trimestre 2023. Nel dispositivo sul fallimento della Sampdoria, si legge chiaramente come considerata la «rilevanza dell’esposizione debitoria complessiva pari a circa 200 milioni di euro e della complessità delle operazioni sottese al risanamento che non possono che passare, come correttamente individuato dalla ricorrente, nella cessione (in senso ampio) della società sportiva». Il tempo per Massimo Ferrero è finito.