Napoli, minacce al giornalista: “Uccidetemi pure, non m’interessa”

Due striscioni contenenti minacce a Umberto Chiarello sono stati esposti stanotte a Napoli. La vittima non si lascia intimidire.

Nonostante il momento straordinario vissuto dal Napoli, interrotto solo dall’indolore ko con la Lazio di venerdì scorso allo Stadio Maradona – gli azzurri restano primi con 15 punti di vantaggio sull’Inter – all’ombra del Vesuvio gli animi sono tutt’altro che sereni. A rischiare di farne le spese, Umberto Chiarello, giornalista e conduttore di “Campania Sport”, in onda su Canale 21.

Striscione allo stadio Maradona.
Lo striscione contro il giornalista.

Il giornalista Chiarello, che segue il Napoli stanotte è stato destinatario di due striscioni, uno appeso all’esterno dello Stadio Maradona, l’altro appena fuori la sede di Canale 21. Chiarello non fa un passo indietro, ha postato su facebook lo striscione esposto nello stadio partenopeo, corredato da un lungo post. Alla base del gesto, rivendicato dal gruppo di sostenitori Ultras 72, ci sarebbero alcune perse di posizione del giornalista in merito all’atteggiamento di una parte della tifoseria partenopea.

La minaccia al reporter: “Chiarello infame…taci”

“Chiariello infame… taci”, è proprio questo quanto è stato vergato sui due pezzi di tela “dedicati” al giornalista. La firma di Canale 21, critico contro chi venerdì si era astenuto dal tifare Napoli per ragione legate all’accesso di striscioni e altro materiale allo stadio, ha immediatamente replicato sul proprio profilo facebook. “Io l’infame. Chi è infame? Chi ci mette la faccia come me e dice quello che molti pensano ed hanno paura di dirlo? O chi nell’anonimato mette striscioni insultanti? Rispondete piuttosto: perché non tifate? Che paura avete di fare la tessera del tifoso? Cosa avete da nascondere? Lo stadio silente è una vergogna e punto. Senza se e senza ma”, ha scritto senza alcun timore Chiarello.

Tifosi Napoli.
Tifosi del Napoli.

“Per precisione, io ho detto: che uomini siete? Non ho detto: non siete uomini. Io vi ho dato ragione sulla discriminazione che subite rispetto al resto d’Italia. Ma resto dell’idea che chi va allo stadio e non tifa, se è tifoso si deve vergognare, altrimenti non è vero tifoso. Allo stadio si tifa. E chi non tifa si vergogni. Lo stadio non è il cinema. Lo stadio è passione. E si gioca insieme ai ragazzi che ci stanno regalando il sogno di una vita”, ha aggiunto la vittima.

Chiarello a chi lo attacca: “Io infame? Non ho tradito nessuno”

Intervenuto ai microfoni di calcionapoli24, Umberto Chiariello ha spiegato la propria posizione, continaundo la dialettica con i propri accusatori. “Lo striscione non mi ha impressionato. Pensavo che dopo il chiarimento con l’avvocato Coppola che difende i ragazzi della Curva B, la cosa fosse chiarita. L’impatto mediatico è stato talmente forte e loro avranno ritenuto di rispondere in maniera forte. Io infame? E’ un termine mafioso che indica il traditore, io non ho tradito nessuno”.

La vittima dello striscione: “Mi ammazzano: che me ne frega”

Il giornalista Chiarello, dopo aver ribadito che gran parte del gruppo Ultras 72 è composto da persone oneste e ribadito che i sostenitori hanno tante ragioni per quello che accade allo Stadio Maradona, ha risposto così a chi gli chiedeva se avesse paura. “Il verbo ‘taci’ è una minaccia che mi fa paura? Mia moglie l’ha avuta, io no. Ho avuto la mia vita, voglio vedere mio figlio crescere e il Napoli vincere lo scudetto. Devo stare buono perché mi ammazzano? Che me ne frega”, ha replicato il giornalista, convinto di essere dalla parte della ragione. Come specificato da Chiarello, la Digos sta lavorando per individuare i responsabili e Canale 21 pubblicherà le immagini tratte dalle telecamere di sorveglianza.

 

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