Il Mondo del calcio è sempre più in mano ai fondi arabi. Il piano è quello di conquistare l’organizzazione di un Mondiale di calcio e non solo.
Dopo quello ospitato dal Qatar, presto la competizione per nazionali più importante potrebbe disputarsi in Arabia Saudita. Il petroldollari possono fare la differenza nel calcio, non solo a livello di investimenti nei club.
La Geopolitica mondiale è ruotata nel corso degli ultimi decenni seguendo lo spostamento dei capitali. La ricchezza globale è sostanzialmente sempre la stessa ma muta l’appartenenza in base alle correnti di investimenti. C’è stato un periodo in cui la sfera occidentale era quella più influente a livello finanziario, scalzata poi da quella asiatica, in rapidissima ascesa. Adesso è arrivato (già da un po’) il momento degli arabi.
Un riverbero di questo ragionamento lo stiamo vedendo anche nel calcio, dove sia a livello di club che di organizzazione di top eventi, il Golfo Persico è diventato centralissimo. Dai Mondiali in Qatar nel dicembre 2022, alla Supercoppa Italiana a Riad per più di un’edizione, fino al tentativo dell’Arabia Saudita di organizzare un’altra rassegna iridata.
A livello di squadre inglesi, l’esempio del Newcastle è stato davvero lampante. Acquistato dal fondo Pif un anno e mezzo fa, è passato dal terzultimo al terzo posto nel giro di una stagione, con oltre 200 milioni di sterline investite nel giro di tre sessioni di mercato.
Proprio il fondo Pif è attualmente il fondo sovrano più ricco del mondo e può vantare asset di investimenti superiori ai 600 miliardi di dollari (si punta a quadruplicare il tutto entro il 2025). Ora, dopo aver sfondato nel calcio, il colosso finanziario con sede in Arabia Saudita, punta a nuovi mercati.
Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters, la nuova Saudi-Iraqi Investment Company è uno dei sei veicoli di investimento regionali che Pif vuole insediare in Stati quali Iraq, Giordania, Bahrain, Sudan, Oman ed Egitto.
Il piano è quello di trovare nuovi business in Medio Oriente e Africa, mettendo sul piatto fino a 24 miliardi di dollari. Si parla di infrastrutture, immobili, miniere, agricoltura, sanità, produzione tecnologia e alimentare. In somma una larghissima fascia di investimento per mettere ancor più radici nelle zone del mondo in via di sviluppo.
Pif ha istituito la Saudi Egyptian Investment Company (SEIC) lo scorso anno con 1,3 miliardi di dollari investiti in quote di minoranza di quattro società egiziane di riferimento. Il principe ereditario Mohammed bin Salman, che presiede il fondo sovrano, vuole rendere il proprio Paese sempre più indipendente dal peso del petrolio il PIL nazionale.
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