Il “calvario” giudiziario bianconero si è concluso con un patteggiamento. Ecco perché la pena non è stata più pesante.
Quanto avvenuto alla Juventus quest’anno nelle aule giudiziarie sportive non ha precedenti. I bianconeri infatti sono stati deferiti per diverse violazioni, reati che hanno portato all’apertura di due processi, ma se l’iter non fosse terminato con il patteggiamento, i filoni forse sarebbero potuti aumentare.
Si è iniziato nel maggio 2022, processo sulla plusvalenze che ha visto club e dirigenti prosciolti. Si arrivati quindi a gennaio 2023. Processo revocato, la Corte d’Appello Nazionale infligge 15 punti di penalizzazione. Si prosegue col ricorso al Collegio di Garanzia.
Il 20 aprile, la Cassazione dello Sport annulla con rinvio la sentenza. Siamo ormai al maggio scorso, la Corte di II grado Figc recepisce le prescrizioni dei giudici operanti presso il Coni e taglia la penalità di 5 punti.
Il 30 maggio, come detto, il Tribunale Federale Nazionale, chiamato a giudicare sulla manovra stipendi, ha accolto la proposta di patteggiamento tra il procuratore Giuseppe Chinè e la Juventus. Multa di 718.000 euro e stop ai ricorsi in tutte le sedi. Fine dei giochi, tranne per Andrea Agnelli che non ha firmato l’intesa.
L’avvocato Grassani: “Ecco perché la Juventus non ha pagato di più”
Per cercare di fare chiarezza sulle sentenze che hanno colpito la Juventus, ai microfoni di Radio Napoli Centrale, è intervenuto l’avvocato Mattia Grassani. In particolare, ha illustrato le ragioni del perché, lo stesso illecito, compiuto da società diverse, possa portare a sanzioni differenti. In particolare si è parlato sulla falsificazione dei bilanci con le note manovre stipendi nel biennio 2019-2021.
“Perché Chinè non ha utilizzato l’art.31 comma 2? Non ha ritenuto che quelle manovre avessero creato uno squilibrio di bilancio tale per cui la Juventus rientrasse in quell’ambito”, ha spiegato l’esperto di diritto sportivo. “Se si fosse chiamato Borgorosso FC e non Juventus, staremmo parlando di tutt’altro”, ha aggiunto ancora, frase quest’ultima che senza un dovuto approfondimento potrebbe far pensare male.
Illeciti e iscrizioni al campionato: ecco cosa dice il Codice
Il comma citato dall’avvocato bolognese dice che la società che ottiene l’iscrizione a una competizione cui non avrebbe potuto essere ammessa, è punita con una delle sanzioni che prevedono: penalizzazione, la retrocessione e l’esclusione da qualsiasi campionato, oltre che alla revoca di uno scudetto o di un campionato vinto.
Secondo la Corte quindi, i numeri falsati dalle “malefatte” juventine non erano così rilevanti da determinare l’iscrizione al campionato. Tradotto: se nascondo un buco di 3 milioni su un bilancio da 10 ha un peso, da qui il riferimento di Grassani al Borgorosso. Se la stessa furbata è applicata ad un fatturato da 200, ovvio che resta la violazione ma non è tale da far scattare il comma 2 dell’articolo 31. In quel caso basta il comma 1 dell’articolo 8 che prevede tra le sanzioni l’ammenda.