Con l’apertura del testamento di Silvio Berlusconi, tornano alla memoria alcune faide che emersero diversi anni addietro.
Con la morte di Silvio Berlusconi, avvenuta lo scorso 12 giugno, è finita un’era che durava da decenni. In particolare, c’è molta attesa per l’apertura del testamento dell’ex premier e la suddivisione dell’eredità che ricorda molto alcune faide di grandi famiglie del passato, sulle cui eredità si è costituita una cronaca fatta di “guerre private”.
Tra queste famiglie coinvolte in passato da tali scontri, saltano in mente quelle dei Del Vecchio, Benetton, Caprotti ma soprattutto quella che vide coinvolti gli Agnelli-Elkann.
La successione di Silvio Berlusconi comprenderà molta liquidità oltre a beni mobili e immobili. Il testamento è conservato dallo storico notaio Arrigo Roveda e nei prossimi giorni verrà, a tutti gli effetti, palesato il contenuto dello stesso.
I palinsesti Mediaset verranno presentati negli studi di Cologno Monzese il giorno martedì 4 luglio 2023. In realtà, però, i programmi delle reti controllate da Fininvest verranno resi ufficiali il giorno successivo, mercoledì 5 luglio. La lettura del testamento di Silvio Berlusconi, dunque, non avverrà certamente prima delle date sopracitate.
Lo scontro Agnelli-Elkann per l’eredità: ecco i retroscena
Spesso capita che durante le aperture dei testamenti di famiglie importanti, sorgano dei disguidi tra figli e nipoti, o in alcuni casi, vere e proprie lotte familiari.
Uno di questi casi, nella storia italiana, ricorda lo scontro familiare tra Elkann–Agnelli.
Tutto iniziò nel 1996 quando Gianni Agnelli donò al nipote John Elkann il 24,87% della “Dicembre”, la società fondata dagli Agnelli nel 1984 e che oggi rappresenta la base dell’impero Agnelli-Elkann. L’avvocato Agnelli conservò il 25,37% mentre, sotto forma di nuda proprietà, il resto andò alla moglie Mariella, alla figlia Margherita ed a Jaki, figlio avuto dal primo marito Alain Elkann.
Nel 2003, con la morte di Gianni Agnelli e dopo appena un anno, con la morte di Umberto Agnelli, ex senatore d’Italia, John Elkann restò pienamente al comando della “Dicembre” e Marella cedette la sua quota al nipote che così ebbe in mano il 58% della quota totale. L’anno successivo, invece, Margherita vendette tutto alla madre Marella.
Nel 2019 morì anche la principessa Caracciolo e l’intera società “Dicembre” passò agli Elkann: John era in possesso del 60% della quota, Lapo e Ginevra il restante 40% (20% ad ognuno).
Fu, quindi, la madre Margherita a creare tensioni con il figlio maggiore, John, accusandolo di non aver rispettato il patto e che non erano stati garantiti i diritti dei cinque figli avuti con il secondo marito, Serge de Pahlen.
Di questa storia se ne parlerà per un bel po’, con la consapevolezza che tale rischio possa avverarsi anche dopo l’apertura del testamento di Berlusconi e non solo.