Arriva il verdetto per Andrea Agnelli: confermata la colpevolezza per la manovra stipendi e le relazioni con i club amici.
Patteggiamento? No, grazie. Per superbia o per convinzione reale della propria innocenza, Andrea Agnelli era stato nelle scorse settimane l’unico uomo di casa Juventus a non scendere a patti con la legge e a continuare la sua battaglia legale sui casi della manovra stipendi, dei rapporti con gli agenti e con i cosiddetti club amici.
Una testardaggine che poteva far presupporre avesse in mano le carte giuste per dimostrare la propria non colpevolezza. Ma le cose non sono andate come sperato per l’ex presidente, punito con una nuova squalifica pesantissima.
Si aggiunge una nuova inibizione sulle spalle dell’ex numero uno della Juventus, già punito con 24 mesi di squalifica per il processo relativo alle plusvalenze. Altro che innocenza. Evidentemente la tesi difensiva preparata dai suoi legali non ha retto e non è riuscita a risultare convincente per i giudici.
Con tutta la buona predisposizione d’animo da parte degli uomini del Tribunale Federale Nazionale, presieduto per l’occasione da Carlo Sica, le prove in mano all’accusa erano con tutta probabilità concrete, difficili da scardinare. E così il procuratore Chiné, che pure aveva chiesto una sentenza leggermente più punitiva, si è visto quasi del tutto accontentato dai magistrati. La sentenza di primo grado è stata infatti una condanna totale per Agnelli, ritenuto colpevole su tutta la linea.
Agnelli colpevole: arriva una nuova squalifica per l’ex presidente della Juventus
Rispetto ai venti mesi di inibizione chiesti da Chiné, alla fine è arrivata per l’ex presidente bianconero una squalifica di 16 mesi, con l’aggiunta di un’ammenda di 60mila euro. Inibizione che non va a sostituire quella per il caso plusvalenze, ma a sommarsi. Si tratta di una sentenza di primo grado.
Agnelli potrà quindi ricorrere in appello (e lo farà). Ma quanto accaduto fa comunque comprendere in maniera più chiara, se ce ne fosse bisogno, come la strada del patteggiamento per la Juventus sia stata quella più saggia.
Davanti alla squalifica di Agnelli, John Elkann e i vertici bianconeri possono sorridere. Facendo una semplice traslazione, se la pena inflitta ad Agnelli per le responsabilità relative alla manovra stipendi e agli altri capi di imputazione è stata di circa due terzi rispetto a quella per il caso plusvalenze, potremmo immaginare che la Juve, senza patteggiamento, avrebbe potuto subire un’ulteriore penalizzazione di almeno 6 o 7 punti.
E questo avrebbe comportato, come logica conseguenza, non solo l’uscita dalla zona Europa nell’ultimo campionato, ma con tutta probabilità anche una squalifica dalla Champions non per la stagione che sta per cominciare, ma per la successiva, di fatto privando il club bianconero per due anni di seguito dalla partecipazione alla competizione più importante al mondo (e in generale alla vetrina delle coppe europee).
Un motivo in più, per i tifosi della Vecchia Signora, di essere contenti di quanto ottenuto e di quanto fatto dalla propria attuale dirigenza, ben più astuta e saggia di quanto non sia stata nel recente passato quella precedente.