Il calcio italiano sta attraversando una crisi profonda e c’è chi sostiene che stia sul punto di implodere. La Serie A di certo non se la passa bene.
C’è chi afferma all’interno delle istituzioni calcistiche che la pandemia generata dal Covid-19 con le relative restrizioni abbia inferto il colpo di grazia, la spallata decisiva a un calcio italiano già in pessime condizioni di salute. Uno scenario che a priori di certo non si può escludere, ma che forse non corrisponde in toto alla realtà dei fatti.
Il sistema calcio Italia è in profonda agonia da molto più tempo, quanto meno una decina d’anni, perchè nessuno ha avuto la forza e la capacità di costruire una visione futura, di mettere in atto gli strumenti necessari a mettere in atto cambiamenti profondi e radicali.
A lanciare un pesante atto d’accusa nei confronti del pallone italico inteso soprattutto come movimento in grado di generare introiti e una prospettiva di alto livello è l’ex Presidente del Consiglio, oggi leader del movimento Italia Viva e direttore del quotidiano ‘Il Riformista‘, Matteo Renzi. Il noto politico toscano, acceso sostenitore della Fiorentina, accusa i dirigenti di miopia e di non aver compreso le profonde trasformazioni a cui il calcio stava andando incontro.
Secondo Renzi errori macroscopici sono stati commessi da tutti, dirigenti di società e di federazione e anche dal mondo della politica. Come pochi mesi fa quando il Governo “ha scelto di mettere nella legge di bilancio quasi un miliardo per spalmare i debiti alle squadre professionistiche così come voleva Lotito“.
Il calcio italiano è morto e non sa di esserlo: l’accusa di Renzi è durissima
Un altro problema è l’enorme e ingiustificato potere attribuito alle singole sovrintendenze nel percorso di realizzazione degli stadi di proprietà. “Vanno giù il Maracanà e Wembley. Da noi non si può toccare la curva Ferrovia dello stadio Franchi perché un sovrintendente in vena di ironia – attacca Renzi – ha deciso di mettere il vincolo anche su quella (inguardabile) parte dello stadio“.
Stadi vecchi e fatiscenti, un campionato di Serie A che continua a perdere di valore con il passare degli anni, dirigenti miopi e ultraconservatori, insulse e dannose lotte di potere. Il nostro calcio è tutto questo e forse anche peggio. A questo punto, come ricordava Beppe Marotta qualche giorno fa, meno male che c’è l’Arabia Saudita.