C’è una grande differenza tra San Siro e un cantiere, in questo caso il passo è stato breve per uno dei calciatori che ha appassionato i tifosi in Italia.
Le sue gesta sportive non sono passate inosservate, è diventato l’idolo di una big grazie alle sue prestazioni combattive. Dopo il calcio, però, c’è tempo per un nuovo lavoro, andando così a sudare nei cantieri, un po’ come avveniva in campo.
Il calcio italiano regala storie spesso imprevedibili, l’ultima fa davvero impressione anche considerando il caldo di questi giorni. Un ex big della Serie A è diventato un muratore, una notizia che incuriosisce e fa capire come non tutti i professionisti hanno poi la fortuna di piazzarsi come opinionisti o come allenatori privilegiati.
Sudore e fatica nelle giornate quotidiane, un po’ come avveniva in campo. Un tempo si contavano i gol, ora invece i mattoni da mettere in fila, uno sull’altro per costruire una casa.
Un’intervista del Corriere della Sera riporta l’attenzione calcistica su chi faceva del gol il suo pane quotidiano, un bomber che ha segnato in quasi tutte le categorie e lo ha fatto sempre con grande gioia dei tifosi. Ha lasciato il segno ed è ancora oggi un idolo a Firenze: poi dal viola è passato… al grigio dell’intonaco.
Cristian Riganò è diventato un muratore, d’altronde era già un mestiere che faceva, a Lipari, prima di diventare professionista ed ha ripreso l’attività senza pensarci troppo.
L’ex attaccante gigliato ha spiegato come abbia comunque guadagnato bene nel corso degli anni, ma non in maniera esagerata e al momento, senza offerte dal mondo del calcio, si è rimesso senza problemi a lavorare come muratore, conoscendo per bene i segreti del mestiere.
Riganò è un allenatore, ma ha dichiarato come sia un uomo di fatica piuttosto che di lustrini, uno che preferisce il lavoro – in campo o in cantiere – piuttosto delle pubbliche relazioni. Riganò idolo a Firenze e Messina, in Serie B e Serie A lasciò il segno in queste due compagini. Fu protagonista della promozione nel 2004 dei gigliati, poi qualche anno dopo andò in Sicilia segnando 19 gol in una squadra già condannata alla retrocessione.
Il rimpianto di Riganò è di non essere stato convocato in nazionale, nonostante la media di quasi un gol a partita in una compagine dai mezzi tecnici davvero scarsi. Per il momento, quindi, la tuta servirà in cantiere, sarà sporca di cemento e non di erbetta fresca.
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