Il mondo del calcio piange per la scomparsa di un grande protagonista, un presidente che ha scritto la storia di un club italiano
In un mondo del calcio che sta per avviarsi a una grande rivoluzione, sempre più avviato sulla strada del business e delle grandi competizioni, la scomparsa di un presidente che ha fatto la storia di un club di provincia è un colpo al cuore per chi ha amato un calcio diverso. Per certi versi, un calcio più romantico.
Prima che nel calcio business attuale arrivassero i fondi americani o arabi, prima che diventassero merce rara i De Laurentiis, i Lotito o i Cairo, prima ancora che Massimo Moratti e Silvio Berlusconi scrivessero pagine fondamentali per la storia del calcio italiano ed europeo, c’è stata un’epoca in cui molte squadre provinciali erano guidate con passione e grande brillantezza da imprenditori di grande coraggio e lungimiranza.
È il caso dell’indimenticabile Rozzi, diventato un’icona di un calcio ormai antico alla guida dell’Ascoli. Ma è il caso anche di un altro illustre presidente, amatissimo dai suoi tifosi, rispettato dai suoi rivali e venuto a mancare in questi primi giorni del 2024, lasciando un vuoto enorme in chi lo ha amato: Vittorio Nofri.
Per chi è nato o cresciuto in Etruria, Vittorio Nofri non è stato solo un semplice imprenditore. Questo nome che a molti potrà apparire sconosciuto, o quasi, è infatti il sinonimo di un’epoca storica fondamentale per la storia dell’Unione Sportiva Arezzo e più in generale del calcio dell’Italia centrale.
Morto all’età di 85 anni in questi giorni, Nofri ha lasciato un ricordo molto dolce nel cuore di molti tifosi. E non solo per i risultati ottenuti, ma per il coraggio dimostrato. Fu lui infatti a raccogliere l’eredità di Narciso Terziani, forse il più grande presidente che l’Arezzo abbia mai avuto, quello in grado di trascinare il club fino alla vittoria della Coppa Italia semipro e alla promozione in Serie B.
Nofri rimase alla guida dell’attuale Società Sportiva Arezzo per una sola stagione, la 1985/86. Un periodo breve ma importantissimo per la storia del club. Nonostante l’eredità schiacciante che dovette sostenere, riuscì a conquistare risultati per certi versi insperati, come una storica salvezza e soprattutto la doppia vittoria nel sentitissimo derby interregionale con il Perugia, con vittorie per 1-0 in casa e per 2-0 in trasferta al Curi.
Dopo pochi mesi intensi, Nofri scelse però di lasciare il testimone a Benito Butali, altro pezzo di storia del club aretino, un personaggio alla guida di un gruppo economicamente più solido, con ambizioni da Serie A ma che non fu in grado di mantenere la categoria cadetta nel 1988.
Con Nofri se ne va dunque un altro tassello di storia del calcio di provincia, quel calcio che profuma d’erba bagnata, di terriccio, fango, gesso e tanto sudore. Un calcio lontano dai riflettori, anacronistico, forse destinato a scomparire, ma in grado ancora oggi di tramandarci storie in grado di far palpitare il cuore di ogni sportivo.
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