Un annuncio inaspettato e un ritiro improvviso: lo sport si interroga sulle condizioni di un grande campione ritiratosi ancora giovane
La carriera nel mondo dello sport non può certamente durare all’infinito. Lo sanno bene i diretti interessati, nonostante molti di loro non nascondano di avere paura di quello che li attende quando arrivano vicini a quel momento.
Dover dire addio al proprio mondo può scaturire sensazioni contrastanti, ma lo si può accettare maggiormente, al punto tale da ritenerlo quasi parte del gioco, quando questo avviene per raggiunti limiti di età, In questi casi, infatti, si preferisce farlo quando le condizioni sono ancora discrete e non quando appare evidente a tutti di non riuscire più a rendere.
La situazione può essere però ben diversa se questa scelta viene presa per cause differenti, come accade a chi si rende conto di non avere più gli stimoli di un tempo, Andare avanti può diventare inutile, visto che non si riescono a fare con la vigoria di un tempo anche le azioni che fanno parte della quotidianità. Ed è questa la scelta maturata da uno sportivo amato anche in Italia.
Carriera finita: proseguire è impossibile
Chi fa parte del mondo dello sport e lo pratica sin da quando era un bambino impara a conoscere se stesso, non solo i propri punti di forza ma anche i propri limiti. Questo permette così di capire quando sia in grado di dare il massimo e quando invece sia meglio fermarsi, anche solo per un dolore che apparentemente non sembra così difficile da sopportare. In casi simili insistere troppo può essere deleterio per il fisico.
A volte, però, si decide di dire stop anche per ragioni diverse, nonostante appassionati e addetti ai lavori tendano a considerare i campioni soprattutto come dei privilegiati, senza particolari ansie da gestire al pari di molti di noi.
Questo è quanto sta accadendo a Ricky Rubio, cestista che non gioca una partita NBA da gara-4 del primo turno di playoff contro New York dello scorso anno. A metà gennaio era riuscito a rientrare dopo la rottura del crociato, ma senza disputare alcuna gara. È lui stesso a voler dire basta e a chiudere in maniera definitiva la sua carriera, consapevole di non poter più tornare quello di un tempo.
A far maturare la sua decisione sono i suoi problemi di salute mentale, che lo tormentano da anni, al punto tale da averne parlato per correttezza anche con la sua franchigia di appartenenza, i Cleveland Cavs. Fare questo passo è certamente doloroso per lui, ma ora la cosa più importante deve consistere nel pensare innanzitutto a se stesso e provare a guarire dalla depressione.
Ricky Rubio e il problema della depressione
Come sa bene chi soffre di depressione, ogni azione può diventare difficile da portare avanti, compreso dedicarsi allo sport. Rubio è quindi pienamente convinto della sua decisione, anche se si augura presto di poter fare tesoro di questa esperienza.
“Un giorno, quando il momento sarà giusto, mi piacerebbe condividere la mia esperienza così da poter essere d’aiuto ad altri – ha scritto Rubio in un messaggio affidato ai suoi canali social – ha scritto in un post Twitter -. Ma al momento sto ancora lavorando sulla mia salute mentale, anche se ora posso dire che va molto meglio”.
— Ricky Rubio (@rickyrubio9) January 4, 2024
Il cestista non ha il timore di ammettere quando abbia davvero capito cosa fare: “La sera del 30 luglio è stata una delle più dure della mia vita. La mia mente è sprofondata nell’oscurità. Il giorno dopo ho deciso di interrompere la mia carriera da professionista”.
A livello contrattuale Rubio e i Cavs hanno raggiunto un buyout che copre gli stipendi di 6.1 milioni di dollari previsti per quest’anno e di 6.7 previsti per l’anno prossimo dell’accordo ancora attivo. Questo permetterà così di liberare spazio salariale e un posto per il roster.