Un ex campione della Juventus si trova in una situazione davvero tragica, al punto che pare siano stati attivati dei protocolli anti suicidio per lui
Nel mondo del calcio, e non solo, non è tutto oro quello che luccica. Anche nella vita dei campioni, infatti, ci sono molti momenti di buio, o di nefandezze, è il caso dell’ex campione di Barcellona e Juventus, Dani Alves.
In carcere, in attesa di giudizio sul caso che lo vede imputato come stupratore di una giovane ragazza, il terzino brasiliano non se la sta passando affatto bene. Sia dal punto di vista finanziario, è notizia di qualche giorno fa che Neymar stia aiutando l’amico prestandogli dei soldi, sia soprattutto dal punto di vista mentale e psichico.
Il calciatore più titolato di sempre dopo Lionel Messi si è sempre dichiarato innocente dalle accuse di violenza sessuale, precisando che i rapporti avuti siano stati consenzienti, ma l’accusa non è d’accordo, tanto che sono stati chiesti nove anni di reclusione dal tribunale, dodici dall’accusa privata. Ci vorranno ancora un po’ di giorni per capire come andrà a finire, ma intanto dalla Spagna, Paese in cui si trova incarcerato, arrivano notizie non proprio positive per Dani Alves, inserito, a quanto pare, in un protocollo anti suicidio.
Dani Alves e il protocollo anti suicidio in carcere: in cosa consiste
L’ex terzino dei blaugrana si trova a Brians 2, istituto penitenziario di Barcellona, in attesa di un processo che potrebbe cambiare la sua vita e, dicevamo, non se la passa per nulla bene.
Secondo le testimonianze raccolte da Telecinco Fiesta, un programma televisivo spagnolo, Dani Alves sembra depresso, e da quando ha saputo di essere rinviato a giudizio sta sempre con la testa bassa. Per questo motivo, si è deciso di aiutarlo mettendo in atto il protocollo anti suicidio che prevede una sorveglianza costante e un sostegno emotivo per il detenuto, affinché si possa prevenire qualsiasi tentativo di autolesionismo.
Il protocollo, ancora, consta di tre fasi: la valutazione del rischio, le misure di sicurezza e i programmi di supporto, che passano anche e soprattutto da una terapia individuale, ma anche dalla partecipazione a gruppi di auto-aiuto in cui si cerca di scongiurare il peggio. Dal carcere hanno smentito la notizia, ma ciò che è certo è che l’ex Juve ha passato momenti migliori di quello che sta vivendo ora. Colpevole o innocente che sia, per giunta.