Il calcio è in lutto per la morte di un allenatore che ha scritto pagine importanti della Serie A e del calcio italiano. I tifosi non possono crederci
Il gioco più bello del mondo, il calcio appunto, è un turbinio di emozioni da cui è difficile uscire, nella differenza marcata che si frappone tra il successo e il fallimento. È una spirale che in cui gli sportivi sembrano girare di continuo prima di essere costretti a fermarsi, per un motivo o per l’altro.
Claudio Tobia era sparito da un po’ dalla circolazione, e quindi dal tornado di obiettivi raggiunti o falliti, ma per molti è rimasto e sarà sempre un allenatore indimenticabile per ciò che ha fatto in carriera e per quanto è stato amato in tante piazze italiane. Sì, perché purtroppo è morto all’età di 80 anni a Terni, causando grande tristezza nei tanti appassionati che l’hanno sempre seguito.
Nato a Pescara nel 1943, la sua carriera è iniziata proprio nella sua città natale, per poi proseguire in terza serie con L’Aquila e nei dilettanti a Chieti, Nocera Inferiore, Nardò e Palma Campania. Poi ha lasciato il segno soprattutto tra i professionisti, dato che ha collezionato 335 panchine, non poche per qualsiasi allenatore.
Tobia e le piazze dove non sarà mai dimenticato
In generale, parliamo di un tecnico che ha fatto il giro dell’Italia, alternando momenti brillanti a qualche addio doloroso. In tutto, ha potuto gioire per le cinque promozioni che è riuscito a conseguire e che l’hanno reso uno specialista in tal senso. Poi ha assaggiato anche la Serie A, anche se per pochissimo.
Il suo esordio è avvenuto nella stagione 1981-82, in cui era il secondo di Luis Vinicio all’Avellino. È proprio in quest’occasione ha messo a referto le sue uniche nove panchine nella massima categoria italiana. In generale, la sua carriera si è basata su un percorso stupendo in Calabria, dove Tobia ha dimostrato di trovarsi particolarmente bene.
Tra il 1983 il 1987, ha conquistato due promozioni storiche con la Reggina e il Catanzaro, poi si è trasferito alla Ternana e anche lì è riuscito a guidare gli umbri in Serie C1 alla prima occasione disponibile. Proprio lì ha raggiunto il numero di massime panchine in carriera con 124 partite, il secondo della storia della società rossoverde. Il lutto, quindi, è importante per il calcio cadetto, perché certe persone non possono essere dimenticate, oltre le vittorie e le sconfitte.